ACCADDE OGGI – 1 ° MAGGIO 1947: VIENE PERPETRATA LA STRAGE DI PORTELLA DELLA GINESTRA. A VITERBO IL PROCESSO

Si direbbe che la strategia stragista abbia costituito una fenomenologia endemica e continuamente affiorante nella storia della Repubblica Italiana, almeno fino ai primi anni Novanta e ancora oggi si protraggono indagini, processi e ricostruzioni lungo quel filo di sangue che attraversa Piazza Fontana, Piazza della Loggia, il treno Italicus, la stazione di Bologna, Capaci, via D’Amelio, via dei Georgofili etc.
La strage siciliana del 1° maggio 1947 di Portella della Ginestra può essere considerata come la prova generale di questa via italiana alla gestione dei conflitti politici, sociali, economici e malavitosi.

Una strage che ha un prologo importante: undici giorni prima si erano svolte le elezioni per l’istituzione dell’ARS, l’Assemblea Regionale Siciliana, organo politico centrale della regione a statuto speciale Sicilia. Al cosiddetto “blocco liberal-qualunquista” e alla Democrazia Cristiana andarono le cariche maggiori ma la coalizione PCI, PSI e PdA (Partito d’Azione) ottenne il maggior numero di voti e questo determinò uno stato d’allarme in un’ampia rete di interessi politici, economici, mafiosi, indipendentisti e in non meglio precisate “frange statunitensi”.
Quel 1° maggio diverse migliaia di contadini e lavoratori si riunirono nella località Portella della Ginestra, nel comune di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, per festeggiare la giornata dei lavoratori e la performance elettorale dei partiti della sinistra e per chiedere la Riforma Agraria e migliori condizioni di lavoro per i braccianti agricoli.
Ma a quell’incontro qualcuno aveva convocato un personaggio che con la festa dei lavoratori non c’entrava nulla: il bandito Salvatore Giuliano e la sua banda e si racconta che Giuliano avesse ricevuto l’incarico di compiere la strage tramite una “lettera”; lettera che sarebbe stata bruciata subito dopo la lettura.

Alle 10 del mattino del 1° maggio 1947 gli uomini di Giuliano aprirono il fuoco a colpi di mitra sulla folla ignara; i morti furono 11, di cui tre bambini ma un numero imprecisato morì successivamente a causa delle ferite.
Nei giorni successivi si verificarono attentati con bombe a mano e colpi di mitra alle sedi del PCI di Monreale, Carini, Cinisi, Terrasini, Partinico, S. Giuseppe Jato con un morto e numerosi feriti.

La caccia all’imprendibile bandito Giuliano si concluse solo tre anni dopo, nel 1950, con l’assassinio da parte del suo guardaspalle Gaspare Pisciotta; un assassinio molto probabilmente commissionato perché il bandito era diventato scomodo, troppo incontrollabile e probabile fonte di pericolose rivelazioni. È altamente probabile che a Pisciotta venne affidato anche l’incarico di depistare le indagini fornendo false notizie agli inquirenti; quando venne catturato fornì dichiarazioni che parvero subito inattendibili. Malgrado questa obbedienza Pisciotta non sfuggì alla severa legge del sistema mafioso. Probabilmente si aspettava un trattamento di riguardo per aver tolto di mezzo Giuliano, invece si trovò con una condanna all’ergastolo da scontare all’Ucciardone e nella scomoda posizione di chi poteva fare rivelazioni altrettanto scomode.
È così che il 9 febbraio 1954, nella sua cella, bevve un caffè al quale era stata aggiunta una dose letale di stricnina; morì 40 minuti dopo tra atroci sofferenze addominali nell’infermeria del carcere. Le indagini rivelarono che nel carcere siciliano la stricnina era utilizzata come veleno per i topi.

Una fine simile toccò a quasi tutti i membri della banda.
Il processo di Viterbo, istruito per giudicare i colpevoli della strage, durò dal 1950 al 1953 e si concluse con la sentenza che stabiliva Salvatore Giuliano e la sua banda responsabili unici e autonomi della strage.

Pubblicato in Cultura | Contrassegnato , | Lascia un commento

VITERBO – LEZIONI DI CULTURA MILITARE GRANDE SUCCESSO AL TEATRO UNIONE PER LA PRESENTAZIONE DEI LIBRI DEL GENERALE MAURIZIO BONI E DEL GIORNALISTA GIANANDREA GAIANI

Viterbo – Siete tra coloro che considerano l’analisi strategico-militare cibo per specialisti? Siete in errore per difetto perché l’analisi strategico-militare è in realtà uno strumento essenziale per la piena comprensione delle dinamiche e delle criticità generali della nostra contemporaneità, dalla scala regionale a quella planetaria.
Una plastica espressione di questo teorema della lucidità è andata in scena il 17 gennaio 2024 scorso nel foyer del al Teatro dell’Unione di Viterbo, in una serata concept dedicata alla guerra in Ucraina.
L’occasione è scaturita dalla presentazione dei libri “L’esercito russo che non abbiamo studiato”, del generale Maurizio Boni e “L’ultima guerra contro l’Europa” del giornalista Gianandrea Gaiani, entrambi protagonisti dell’evento.
L’incontro, moderato dalla giornalista viterbese Anna Maria Stefanini, ha offerto al pubblico viterbese l’opportunità di trascendere il riepilogo cronachistico appaltato alle reti all news per scalare le quote del metodo analitico e ricostruire il reticolo delle dinamiche del teatro di guerra, dai suoi aspetti logistici – militari alle strategie di controllo e di comando, alla sostenibilità, alle contraddizioni sino alle implicazioni internazionali in cui è maturata l’invasione russa.

Il format dialogante dell’incontro includeva la possibilità per il pubblico di intervenire, porre domande e interagire con gli autori.

Due ore e mezzo di interazioni per dimostrare che quella militare è anche cultura.
All’incontro hanno presenziato il vicesindaco e assessore alla cultura Alfonzo Antoniozzi e il consigliere comunale Giancarlo Martinengo.

Il vicesindaco e assessore alla Cultura Alfonso Antoniozzi e il consigliere Giancarlo Martinengo


I libri “L’esercito russo che non abbiamo studiato”, del generale Maurizio Boni e “L’ultima guerra contro l’Europa” del giornalista Gianandrea Gaiani sono disponibili su tutte le maggiori piattaforme editoriali.
Approfondimenti sul web magazine https://www.analisidifesa.it/
L’evento in video: https://youtu.be/vszazgUS0p8

Il giornalista, direttore di Analisi Difesa, Gianandrea Gaiani

La giornalista Anna Maria Stefanini e il gen. Maurizio Boni

Pubblicato in Cultura | Contrassegnato , , , , | Lascia un commento

“Il primo gennaio” nella poesia di Eugenio Montale

“Il primo gennaio” di Eugenio Montale

So che si può vivere
non esistendo,
emersi da una quinta, da un fondale,
da un fuori che non c’è se mai nessuno
l’ha veduto.
So che si può esistere
non vivendo,
con radici strappate da ogni vento
se anche non muove foglia e non un soffio increspa
l’acqua su cui s’affaccia il tuo salone.
So che non c’è magia
di filtro o d’infusione
che possano spiegare come di te s’azzufino
dita e capelli, come il tuo riso esploda
nel suo ringraziamento
al minuscolo dio a cui ti affidi,
d’ora in ora diverso, e ne diffidi.

So che mai ti sei posta
il come – il dove – il perché,
pigramente rassegnata al non importa,
al non so quando o quanto, assorta in un oscuro
germinale di larve e arborescenze.
So che quello che afferri,
oggetto o mano, penna o portacenere,
brucia e non se n’accorge,
né te n’avvedi tu animale innocente
inconsapevole
di essere un perno e uno sfacelo, un’ombra
e una sostanza, un
raggio che si oscura.
So che si può vivere
nel fuochetto di paglia dell’emulazione
senza che dalla tua fronte dispaia il segno timbrato
da Chi volle tu fossi…e se ne pentì.
Ora,
uscita sul terrazzo, annaffi i fiori, scuoti
lo scheletro dell’albero di Natale,
ti accompagna in sordina il mangianastri,
torni indietro, allo specchio ti dispiaci,
ti getti a terra, con lo straccio scrosti
dal pavimento le orme degli intrusi.
Erano tanti e il più impresentabile
di tutti perché gli altri almeno parlano,
io, a bocca chiusa

Iniziamo l’anno in poesia con Eugenio Montale e il suo testo dedicato al Capodanno. Il primo gennaio è un giorno particolare, strano, apatico, intorpidito, come se faticasse a risvegliarsi da un lungo sonno.

È il giorno dei calici vuoti, dei resti del cenone, dei nastri della festa sparsi ancora per le stanze della casa vuota. È un giorno silenzioso, dopo i botti, la gente, i brindisi.
È un giorno che ti inghiotte con buoni propositi e speranze. Il tempo non ha confini, eppure l’inizio di un nuovo anno reca timori e desideri.
È l’enigma del Tempo, che fugge, e che proviamo a imbottigliare in mesi e anni.

L’ attimo muore e un altro sorge, nel compimento di un processo astronomico.
Pensieri scavano
l’altopiano dell’alba di un giorno nuovo
e ci obbligano ad attendere altri
dodici e irreparabili rintocchi.

In questi splendidi versi, contenuti nella raccolta Satura (1971), Montale ci restituisce, in modo veritiero, l’atmosfera del primo giorno dell’anno, spogliandolo della finta (e spesso ipocrita) patina di allegria che la tradizione le ha assegnato.
Protagonista indiscussa de Il primo gennaio è Drusilla Tanzi, detta “Mosca”, la moglie del poeta la cui presenza-assenza è un filo conduttore dell’intera raccolta; suoi sono i gesti compiuti in questa giornata che appare sospesa in un confine incerto tra passato e futuro, tra mondo reale, concreto e un imprecisato aldilà.

Ciascuna delle tre strofe sviluppa con efficacia un diverso aspetto del
dramma: «vivere non esistendo», perché mai realmente veduti da alcuno, al punto che l’origine
stessa dell’essere si confonde con una “quinta”, un ingannevole “fondale”; «esistere non vivendo»,
perché ogni colpo di vento strappa radici troppo poco profonde per poter germogliare; l’incapacità
di porsi domande fondamentali, «il come – il dove – il perché», rassegnati al «non importa», come
a una sentenza che annulla ogni possibilità di ricercare se stessi e, attraverso se stessi, gli altri e il
senso della vita.
Un’esistenza priva di vita è una resa che genera frustrazione e dolore.
Troppe persone esistono, senza vivere.
Nella triste euforia di un nulla che sentono dentro.
In un contesto così ferito dal non senso e dal non futuro, la scuola e la famiglia sono chiamate a ripensare, e a ritrovare, il loro naturale ruolo-guida fra le giovani generazioni.

Lo scheletro di un albero di Natale scosso fuori dal balcone dalle mani di una donna intenta a fare pulizie non scrolla via il senso di vuoto che a volte pervade l’anima. I gesti semplici, concreti e pratici della moglie del poeta, che pulisce la casa dopo le feste, si oppongono all’apatia di Montale, volto a riflettere sul fatto che si possa “vivere” anche “non esistendo”.
Dichiarò Eugenio Montale in L’intervista immaginaria
“Un poeta non deve sciuparsi la voce solfeggiando troppo, non deve perdere quelle qualità di timbro che dopo non ritroverebbe più. Non bisogna scrivere un serie di poesie là dove una sola esaurisce una situazione psicologica determinata, un’occasione”.

Pubblicato in Cultura, Letteratura | Contrassegnato | Lascia un commento

ANNO RECORD PER IL ROTARY CLUB ROMA ANIENE CON NUOVI SOCI, NUOVI PROGETTI SOLIDALI E UN’ESPANSIONE TERRITORIALE

ROMA – Cornice dell’evento il grande salone moderno-neoclassico del Palace Hotel di via Veneto dove, nella serata di mercoledì 20 dicembre, il presidente Deneb Antuoni e il prefetto e past president Sara Iannone hanno accolto i soci del club romano per festeggiare insieme l’inizio delle festività natalizie e fare un bilancio delle attività promosse nell’anno 2023.

Un bilancio ricco di soddisfazioni che hanno raggiunto l’apice nei partenariati attivati con due importanti scuole laziali, il Liceo “Sandro Pertini” di Ladispoli e l’Istituto comprensivo “Silvio Canevari” di Viterbo, dove è stato sperimentato un format innovativo di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyberbullismo.

Il prefetto Sara Iannone e il presidente Deneb Antuoni

In rappresentanza delle due istituzioni scolastiche le socie Fabia Baldi, dirigente scolastica del liceo Pertini e Anna Maria Stefanini, insegnante nell’IC Canevari di Viterbo.

Anna Maria Stefanini ed Emilio della Fontanazza

Presente Rosa Maria Purchiaroni, presidente della Commissione Nuove Generazioni, psicopedagogista e responsabile del progetto.

La Città dei Papi era inoltre rappresentata dal presidente del Rotary club di Viterbo Angelo Landi, attivo supporter dell’iniziativa viterbese che ha anche ringraziato e rivolto un indirizzo di saluto ai soci della consorella romana, dall’avvocato Paola Melis, che è stata fra i relatori all’evento tenutosi lo scorso 15 dicembre in occasione della presentazione del progetto, e Carlo Alvise Crispoldi.

[caption id="attachment_252" align="alignnone" width="300"] Angelo.Landi, presidente Rotary Club Viterbo

Nel condividere i risultati conseguiti in questi primi sei mesi di presidenza, Deneb Antuoni ha ricordato i numerosi service già realizzati dal club nelle diverse aree di intervento, tutti guidati dal desiderio di accendere “una luce di speranza” e generare un impatto positivo a lungo termine, valori rotariani condivisi da tutti i soci.

La serata dedicata agli auguri è stata in realtà un percorso perché, dopo i saluti e una breve relazione del presidente Deneb Antuoni, hanno preso la scena Marcella Foranna, soprano, accompagnata al piano dal maestro Alessandro Grossi e la pianista Stella Camelia Enescu. Tutti hanno eseguito traditional di grande impatto musicale, in perfetta sintonia con il clima natalizio.
A seguire la sintassi sensoriale predisposta dagli chef del Palace Hotel e una riffa solidale con premi molto apprezzati dalle signore presenti.
Il presidente Deneb Antuoni e Sara Iannone hanno presentato anche cinque nuovi soci: Rosetta Attento, Paride Roberto Masiello, Loredana Carrillo, Irene Strangis.

Fra il pubblico la stilista Eleonora Altamore, il presidente dello Spoleto Art Festival Luca Filipponi, il giornalista Maurizio Moretti, l’avvocato Laura Nuccetelli.


Il tutto immortalato dagli iconici scatti del fotografo Mario Giannini.
I proventi della riffa saranno devoluti a sostegno delle iniziative solidali del Rotary club Roma Aniene.

Il suono della campana rotariana ha concluso la piacevole serata conviviale di auguri.

Pubblicato in Uncategorized | Contrassegnato , , , , | Lascia un commento

Viterbo e le sue tradizioni: il pesce di Sant’Andrea

Viterbo non dimentica le sue tradizioni.
Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso dai bambini viterbesi: la festa di Sant’ Andrea.

Nel mese di novembre, nella Città dei Papi, le vetrine di pasticcerie e sui banchi dei supermercati, si vedono pesci di cioccolato avvolti in scintillante carta stagnola di vari colori: è il tradizionale pesce di Sant’Andrea.

Il 30 novembre di ogni anno, infatti, in occasione della ricorrenza di Sant’Andrea, è usanza diffusa nella città dell’Alto Lazio, regalare dei pesci di cioccolato, contenenti una sorpresa, ai bambini, ai familiari o alla persona della quale si è innamorati.

L’ antica tradizione, nata a Pianoscarano, si rinnova oggi, 30 novembre, alle ore 17, alla chiesa di Sant’Andrea, che è appunto dedicata al Santo pescatore, nel cuore del popolare quartiere di Pianoscarano.
Il pesce è uno dei simboli del Cristianesimo fin dagli albori. Fu il pescatore Andrea, fratello di Simone che poi divenne Pietro, a scoprire per primo Gesù e a farlo conoscere a Pietro.
Entrambi furono seguaci di Gesù ed entrambi furono crocifissi: San Pietro a testa in giù; Sant’Andrea su una croce a forma di X, che fu poi definita appunto “croce di Sant’Andrea”.

Secondo la tradizione, a Viterbo era l’apostolo pescatore a portare ai bambini il pesce di Sant’Andrea, nella notte tra il 29 e il 30 novembre. I piccoli ancora mettono un piatto con del cibo per il Santo sul davanzale della finestra e al mattino vi trovavano il pesce e altri piccoli doni. Un tempo, il parroco di Pianoscarano era solito collocare i pesci di cioccolato nell’acquasantiera nella notte di Sant’Andrea.

A Viterbo, nel Medioevo ogni corporazione delle arti aveva un proprio santo patrono, che per la corporazione degli Ortolani era sant’Andrea, la cui chiesa in Pianoscarano era vicina a un gran numero di orti favoriti da una condotta d’acqua destinata a irrigarli.

Sappiamo anche che gli ortolani viterbesi vendevano i loro prodotti nella piazza del mercato che anticamente era quella che oggi chiamiamo piazza del Gesù, dal nome della chiesa che sorge in fonfo alla piazza. All’interno di questa chiesa si può vedere un grande affresco del 16esimo secolo che rappresenta nella parte centrale il “noli me tangere” e ai lati le figure di due santi: san Silvestro, al quale è dedicata la chiesa, e sant’Andrea. Quest’ultimo, probabilmente fatto dipingere dagli Ortolani, è rappresentato con la croce decussata, emblema dello strumento del suo martirio, e un pesce che pende dalla sua mano. Un particolare questo che potrebbe aver dato l’idea di come modellare gli odierni pesci di cioccolato, tanto la forma è simile.

Pubblicato in Cultura | Contrassegnato , | Lascia un commento

GRANDE SUCCESSO DEL FORUM DEL ROTARY CLUB ROMA ANIENE “IN ATTESA DELLA PACE STRATEGIE E TATTICHE, ECONOMIA E FINANZA”

È possibile guardare avanti e interrogare il futuro negli anni in cui il mondo è scosso da pandemie e guerre globali?
Secondo il Rotary Club Roma Aniene questo non solo è possibile ma è addirittura necessario se si vogliono costruire sentieri di pace, di convivenza e di ripresa e prevenire i cicli negativi.

Una plastica evidenza di tale atteggiamento attivo-progressivo si è avuto al forum organizzato dal Rotary Club Roma Aniene la serata del 14 novembre scorso all’Hotel Hive di Roma.

Di alto profilo il panel dell’evento, moderato dal presidente Deneb Antuoni: il generale Salvatore Farina, Generale di Corpo d’Armata, ex Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e i professori Gianfranco Lizza, già ordinario di Geografia politica ed economica alla Sapienza di Roma e Fabio Verna, economista e già docente di Analisi finanziaria.

I relatori hanno concentrato l’attenzione sugli sforzi della diplomazia, obbligata a operare su due livelli: nel microcosmo, dove gli attori militari disegnano le strategie di combattimento e nel macrocosmo, quello dove i grandi blocchi geopolitici globali presidiano i propri interessi.
Per quanto possa apparire paradossale, anche in questa dolorosa contemporaneità gli esperti hanno sottolineato la necessità di mantenere in primo piano gli scenari geo-economici perché, come è stato ricordato, nessuna guerra ha mai messo fine alla guerra.

Molti gli ospiti: l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, rappresentanti di altri club rotariani anche di diversi distretti e la dott.sa Laura Restelli, del Club Leonardo da Vinci di Milano.
Crediti di Mario Giannini.
Dietro l’evento l’accorta quanto discreta regia del prefetto Sara Iannone.
La serata ha potuto godere del contributo distensivo delle portate preparate dagli chef dell’Hotel The Hive.


Pubblicato in Uncategorized | Contrassegnato , , | Lascia un commento

2 NOVEMBRE 1940: NASCE A ROMA GIGI PROIETTI; 2 NOVEMBRE 2020: MUORE A ROMA GIGI PROIETTI

Una vita meravigliosa racchiusa entro la medesima data del 2 novembre e nella medesima città; in mezzo 80 anni di comicità, cabaret, teatro, film, fiction, canzoni, libri etc. all’insegna del garbo, dell’ironia, della romanità-italianità e dell’intelligenza.
Figlio di Romano Proietti, originario di Amelia (TR) e della casalinga Giovanna Ceci, Gigi nasce a Roma in via sant’Eligio, a pochi metri da dove era nato Ettore Petrolini (1884-1936), il “Gigi Proietti” del primo ‘900. Quando gli chiedevano se il suo stile venisse proprio da Petrolini rispondeva con una citazione del grande fantasista, come Gigi poco incline alle etichette: “Quando a Petrolini gli si chiedeva se discendesse dalla Commedia dell’Arte lui rispondeva “Io discendo solo dalle scale di casa mia”.
Fra i tanti trasferimenti romani soggiorna anche nella popolare borgata “der Tufello” dove avviene la sua prima formazione artistica-culturale. Gigi è un bravo studente: prende il diploma liceale e si iscrive alla facoltà di giurisprudenza ma mentre studia si appassiona alla musica ed impara a suonare chitarra, pianoforte, fisarmonica e contrabasso e comincia ad esibirsi nelle feste e nei locali. Un’attività che diventa sempre più importante e impegnativa; è così che, a pochi esami dalla laurea, abbandona gli studi.
Si iscrive al “Centro Teatro Ateneo”, una struttura dell’università “La sapienza” dove hanno insegnato, fra gli altri, Arnoldo Foà, Giulietta Masina e Giovanni Sbragia. La sua giornata tipo era formata da lezioni teoriche la mattina, prove in palcoscenico il pomeriggio e esibizioni nei locali la notte; quello che guadagnava di notte gli serviva per pagarsi le lezioni del giorno. Negli anni ’60 frequenta anche un corso di mimica; il direttore del corso, l’attore, mimo e regista Giancarlo Cobelli (1929-2012) nota le sue grandi doti attoriali e, nel 1963, lo scrittura per un suo spettacolo, il “Can Can degli italiani”. Dal 1964 comincia a recitare parti secondarie nel “Gruppo Sperimentale 101”, uno dei tanti centri teatrali sperimentali fioriti a Roma negli anni ’60 dove figurava, oltre Cobelli, anche Andrea Camilleri. Il suo primo ruolo sarà “l’upupa” ne “Gli uccelli” di Aristofane. Dal 1968 comincia a recitare nei ruoli di protagonista nel Teatro Stabile de L’Aquila.
Dal 1964 inizia a recitare anche per il cinema in film di Ettore Scola e Tinto Brass; per Brass interpreta il suo primo ruolo da protagonista ne “L’urlo”, presentato a Cannes. In quegli anni comincia ad apparire anche in televisione. Le sue apparizioni in teatro, al cinema e in TV si fanno sempre più frequenti e sempre più caratterizzate da ruoli importanti.
Nel 1976 stringe un importante rapporto di collaborazione con lo scrittore, commediografo e sceneggiatore Roberto Lerici (1931-1992) e comincia a scrivere e dirigere propri spettacoli dove mette in luce le sue formidabili doti di improvvisatore, monologhista, cantante, imitatore e ballerino; tra questi il celeberrimo “A me gli occhi please” che replicherà più volte nel ’93, ’96 e nel 2000, allo stadio Olimpico di Roma.
Nel 1978 è incaricato della direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma dove istituisce la sua celebre scuola per giovani attori “Laboratorio di Esercitazioni Sceniche” dove si formeranno generazioni di talenti come Giorgio Tirabassi, Massimo Wertmuller, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani, Flavio Insinna, Enrico Brignano e molti altri.
Da allora è un flusso continuo di apparizioni e produzioni in tutti i settori dello spettacolo sino alla grande consacrazione di massa del 1996 grazie alla serie TV “Il maresciallo Rocca”, ambientato nella stazione dei carabinieri di Viterbo con al fianco una superba Stefania Sandrelli. L’enorme successo della serie, diretta da Giorgia Capitani, con ascolti da Festival di S. Remo, obbligherà gli autori a ben cinque nuove edizioni.
Da quel momento Gigi Proietti cessa di essere performer teatrale, cinematografico e televisivo per assumere quello di Principe dello spettacolo.
Quanto grande è la sua immagine pubblica tanto riservata è la sua vita privata: dal 1962 è legato all’ex guida turistica, la svedese Sagitta Alter con cui conviverà per tutta la vita; dalla loro unione nascono le figlie Susanna e Carlotta.
Gigi ci lascia il 2 novembre, nel giorno del suo 80° compleanno, nella clinica romana Villa Margherita, dove era ricoverato, per un arresto cardiaco seguito all’aggravarsi di una cardiopatia.

Pubblicato in Cultura | Contrassegnato | Lascia un commento

IL ROTARY CLUB ROMA ANIENE INAUGURA L’ANNO 2023-2024 ALL’ INSEGNA DELL’ IMPEGNO SOLIDALE E PROGETTUALE

Come nelle migliori pièce teatrali, anche nel Rotary vale la regola del testo e del sottotesto. Il testo è scritto interamente nelle coordinate statutarie di quella che il presidente Deneb Antuoni, nel suo saluto ai soci, ha chiamato la “grande famiglia della rete mondiale del Rotary”; il sottotesto è più sottile e latente ed emerge dalla trama delle relazioni empatiche ed emozionali che i soci sempre attivano quando si incontrano e si riconoscono quali interpreti di un progetto comune.
Le maggiori espressioni del sottotesto rotariano sono venute dalla dirigente scolastica del Liceo “Sandro Pertini” di Ladispoli, Fabia Baldi e dalla psicologa e scrittrice Maria Rita Parsi, a conclusione del progetto “prevenzione del bullismo e del cyberbullismo in età scolare”, la sera di martedì 26 settembre in occasione della prima conviviale dell’anno rotariano 2023-2024 del Rotary Club Roma Aniene.

Fabia Baldi, Maria Rita Parsi,

Entrambe hanno spiegato chiaramente che la genetica non è predestinazione, che anche le periferie non sono predestinazione e che le buone pratiche scolastiche possono dirottare l’esistenza dei ragazzi in direzione della qualità della vita e delle relazioni umane.
Complici dell’evento, la magnifica terrazza dell’hotel ”The Hive” di Roma e una delle celebri serate sotto le stelle romane; il tutto sotto l’attenta ma discreta regia della neo-prefetta e past president Sara Iannone, cui Deneb Antuoni ha dedicato un affettuoso ringraziamento, semore molto attiva e impegnata, in qualità di presidente della commissione Effettivo, nella crescita e lo sviluppo del Club.
Tra i convenuti la segretaria Ester Campese, i presidenti delle varie Commissioni di lavoro, i membri del consiglio Direttivo del Club, la dott.ssa Emanuela Signori del Club “Circo Massimo” e la dott.ssa Silvia d’Alterio di “Roma Campidoglio”, soci e amici del Club, fra i quali Lino Bongiorno, Virgilio Di Giorgi, Alessandro D’Orazio, Laura Nuccetelli, Francesco Sala, Carla Ficoroni, il marchese Emilio Della Fontanazza, Cristina Bellini, Stefania Conti, Maria Dolores Balsamo, Maurizio Forliti, Giulietta Facco della Garda.

Il presidente del Rotary Club Roma Aniene Deneb Antuoni

Nel suo saluto il presidente Antuoni ha introdotto il tema della serata: il citato progetto “prevenzione del bullismo e del cyberbullismo in età scolare” che ha ottenuto riconoscimenti ufficiali anche dal distretto e una presentazione presso il Senato della Repubblica.


Tra i prodotti del progetto un vademecum portabile per la prevenzione del bullismo.
Nella sua comunicazione, Maria Rita Parsi ha ricostruito l’identikit psicologico del bullo e annunciato di fare del vademecum materiale per il suo nuovo libro. Maria Rita Parsi si è anche soffermata sul clima psicologico ed esistenziale prodotto dalla recente pandemia da covid 19 e dalle sue mutazioni raccontando le diverse strategie che le persone hanno adottato per superare “l’impotenza” derivante dalla coesistenza ravvicinata con il male e la morte: la fede, le ideologie, il mondo parallelo virtuale e persino l’estetica.
Rievocando il “Franti” del Libro Cuore Maria Rita Parsi ha descritto l’eziologia del bullismo proprio come una sindrome da impotenza.
Nella sua ampia recensione di scenario Maria Rita Parsi ha ricordato il lugubre “orologio dell’Apocalisse”, la metafora ideata nel 1947 dagli scienziati dell’Università di Chicago per misurare il tempo che ci separa dalla catastrofe nucleare e ricordato il suo libro del 2019 “Manifesto contro il potere distruttivo” scritto in collaborazione con il giornalista Salvatore Giannella.

Nella parte dedicata alla scuola ha denunciato la “mancanza” delle educazioni: sessuale, civica, emotiva e alimentare e del “rinforzo positivo”, ossia il ritorno-incentivo emozionale a sostegno delle condotte sociali virtuose. Di grande effetto la citazione di un prete:” Non ci si salva da soli, ma in metropolitana.”
La serata si è conclusa con la presentazione della nuova socia Stella Camelia Enescu. La cerimonia per l’accoglienza della nuova socia Rosetta Attento sarà effettuata in un prossimo evento la cui darà sarà a breve comunicata.


Una riffa ricchissima di premi, il cui ricavato sarà devoluto a favore delle popolazioni recentemente colpite dal sisma in Marocco e dall’alluvione in Libia ha connotato la serata secondo i valori rotariani dell’attenzione verso chi ha bisogno.
Beneficenza, progettualità, proposte, cura dei dettagli e armonia hanno dunque caratterizzato la prima serata conviviale dell’anno 2023- 2024 del Rotary Club Roma Aniene.

Pubblicato in Cronaca, Cultura | Contrassegnato , , , | Lascia un commento

23 SETTEMBRE 1943: OTTANTA ANNI FA L’EROICO SACRIFICIO DEL CARABINIERE SALVO D’ACQUISTO

Otto settembre 1943, la seconda guerra mondiale entra in una fase di massima criticità: l’Italia, dopo la caduta del fascismo, si dissocia dall’Asse Roma-Berlino e sottoscrive un armistizio separato con gli alleati anglo-americani. Il regio esercito si dissolve; tra i pochi rimasti a presidiare la continuità istituzionale sono i carabinieri.
I tedeschi, furibondi, danno luogo a una durissima repressione contro quelli che considerano i “traditori italiani”; il clima che si respira in quei duri momenti si percepisce tutto nel lugubre motto “per ogni tedesco dieci italiani”; anche per il fatto che i dieci italiani venivano rastrellati a caso.
Pochi giorni dopo l’otto, un reparto di paracadutisti tedeschi, acquartierati nella zona di Torrimpietra, frazione di Fiumicino, non lontana da Roma, ispezionano alcune munizioni abbandonate; probabilmente utilizzate per la pesca di frodo. Forse a causa di un errore provocano l’esplosione di una bomba a mano; due militari restano uccisi, altri due feriti.
Il sottufficiale comandante del reparto qualifica il fatto come un attentato e ne attribuisce la responsabilità ad attentatori locali; si rivolge allora ai carabinieri di Torrimpietra chiedendo collaborazione; in assenza del maresciallo comandante si rivolgono al giovane vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, nato a Napoli il 15 ottobre 1920, minacciando una sanguinosa rappresaglia qualora non venissero individuati gli attentatori. D’Acquisto svolge le prime indagini e riscontra presto che l’esplosione è conseguenza di un caso fortuito e di questo cerca di convincere il comandante tedesco; ma questi rimane irremovibile sulla tesi dell’attentato. Non soltanto, il sottufficiale tedesco minaccia di attuare la tristemente celebre “ordinanza Kesserling” (dal nome del feldmaresciallo Albert Konrad Kesserling, responsabile dell’intero settore sud del teatro di guerra), in sostanza la disposizione che prevede i massacri di civili.
Il 23 settembre di 80 anni fa i tedeschi rastrellano così 22 cittadini scelti a caso, tra cui un 13-enne; un 23° sarà aggiunto in seguito. Nuovamente interrogato, D’Acquisto conferma il risultato delle sue indagini sull’origine accidentale dell’esplosione; per questo sarà sottoposto a un pestaggio mantenendo tuttavia un comportamento calmo e dignitoso. Verificata l’impossibilità di scoprire gli inesistenti colpevoli il comandante dà gli ordini per le operazioni di fucilazione; operazioni che comprendevano lo scavo, da parte degli accusati innocenti, di una grande fossa comune.
È in quel momento che Salvo D’Acquisto compie il suo gesto eroico auto-accusandosi, davanti all’attonito comandante tedesco, di essere lui l’autore materiale dell’attentato.
Questa la testimonianza di uno dei presenti: “All’ultimo momento, però, contro ogni nostra aspettativa, fummo tutti rilasciati eccetto il vicebrigadiere D’Acquisto. […] Ci eravamo già rassegnati al nostro destino, quando il sottufficiale parlamentò con un ufficiale tedesco a mezzo dell’interprete. Cosa disse il D’Acquisto all’ufficiale in parola non c’è dato di conoscere. Sta di fatto che dopo poco fummo tutti rilasciati: io fui l’ultimo ad allontanarmi da detta località.”
Ad essere fucilato sarà soltanto il carabiniere-eroe Salvo D’Acquisto; un testimone riferirà più tardi di aver udito il grido “viva l’Italia”.
Per alcuni giorni il corpo rimane nella fossa, poi due donne, Wanda Baglioni e Clara Lambertoni, provvedono a trasportare il corpo nel cimitero locale.
Nel 1947 la madre ottiene l’autorizzazione alla traslazione delle spoglie a Napoli; nel 1986 vengono nuovamente traslate dapprima in una camera ardente presso il Comando della Legione Carabinieri Campania e poi al Sacrario Militare di Posillipo, dove riposa tuttora con gli onori attribuiti a uno dei massimi eroi dell’Italia contemporanea.
Nell’80° del sacrificio l’Arma dei Carabinieri e gli italiani ricordano con commozione e riconoscenza chi ha dato la vita per la salvezza delle persone che il dovere aveva messo sotto la sua protezione.
Al ricordo e alle onoranze si aggiunge quella di papa Francesco che ha dedicato un’udienza speciale in piazza S. Pietro ai rappresentanti dell’Arma, cui ha rivolto queste parole: «Vi ringrazio per essere venuti. È bello incontrarvi. Oggi siamo qui nel ricordo del Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto, Servo di Dio ed Eroe della Patria».
Per Salvo è attualmente in corso il procedimento di beatificazione.

Pubblicato in Cultura | Contrassegnato | Lascia un commento

È andato in scena con successo a Viterbo il terzo incontro del Salotto degli Artisti

VITERBO – Un pomeriggio all’insegna della cultura. Un percorso fra i ricordi, i segreti, la poesia, la musica e l’arte di una Viterbo meravigliosa. Alla presenza di un Continua a leggere

Pubblicato in Arte, Cronaca, Cultura | Contrassegnato , | Lascia un commento