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Nov 29

Presenze artistiche in Umbria: i capolavori tra il ‘300 e il ‘500 in mostra a Palazzo Montani Leoni

Il Perugino e il Pinturicchio. Benozzo Gozzoli e il Maestro della Dormitio Virginis. Sono solo alcuni dei nomi che spiccano nell’elenco degli autori delle opere che verranno esposte a Terni per una sezione della pregiatissima mostra organizzata dalla Fondazione Carit a Palazzo Montani Leoni. L’inaugurazione giovedì 6 dicembre alle ore 11,00. Ma anche Federico Barocci, Mattia Preti e Bactiste Wicar.
Due mostre in contemporanea, che intendono celebrare l’arte in Umbria tra Trecento e Cinquecento. Ci saranno opere in carta: disegni, acquerelli, stampe e bozzetti. Accanto a maestose pale d’altare e tavole.
Celebrare la presenza nell’Umbria meridionale di artisti di spicco che, a servizio di importanti committenti dell’epoca, hanno lavorato nel solco tracciato dai grandi autori, partecipare alla ricorrenza del centenario del museo per eccellenza della regione: è con questo duplice obiettivo che la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni ha allestito nella propria sede di palazzo Montani Leoni – con la collaborazione della Galleria Nazionale dell’Umbria – la mostra dal titolo Presenze artistiche in Umbria. I grandi Maestri attivi tra il ‘300 e il ‘500 e la Galleria di Carta.
Un itinerario espositivo che si sviluppa in una doppia sezione. Una curata da Anna Ciccarelli e Ulrico Dragoni (Fondazione Carit). L’altra pensata dal direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, Marco Pierini.

Il primo itinerario è dedicato alle opere in carta conservate nei depositi della Galleria Nazionale dell’Umbria: un nutrito gruppo di disegni, pastelli, acquerelli, stampe e bozzetti di varie epoche licenziate tra il XVI e il XIX secolo da artisti di rilievo, come Baptiste Wicar, Federico Barocci, Mattia Preti e lo stesso Perugino. Si tratta di opere normalmente sottratte alla fruizione pubblica per ragioni conservative o per motivi di spazio, che in questa rassegna potranno essere finalmente ammirate e studiate dai critici d’arte.

Il secondo allestimento, in ordine di esposizione, si apre con l’opera più antica in mostra, un capolavoro dell’arte del Trecento: il prezioso dossale del Maestro di Cesi del 1308, la Madonna in trono col Bambino tra angeli e santi proveniente dalla chiesa di Santa Maria Assunta di Cesi. Una tavola unica per l’ambito locale, testimonianza della precoce diffusione nel territorio umbro dei nuovi canoni romani e toscani, irradiati dal cantiere di Assisi. Una pala degna di nota non solo per la sua straordinaria bellezza, ma anche perché trafugata nel XX secolo e recuperata nel gennaio 1965 da Rodolfo Siviero, ministro plenipotenziario, noto come “007 dell’arte”, incaricato nel 1946 dall’allora presidente del Consiglio dei ministri, Alcide De Gasperi, di recuperare le opere sottratte all’Italia dai nazisti. Restituita al parroco di Cesi nel 1968, dopo una prima manutenzione straordinaria che ne aveva compromesso la leggibilità, l’opera è tornata al suo antico splendore nel 2013, grazie al restauro condotto dalla Fondazione Carit sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza. Non l’unico intervento di restauro, questo, realizzato dalla Fondazione precedentemente alla mostra: è il caso dello Sposalizio mistico di Santa Caterina di Alessandria e i santi Bartolomeo, Francesco e Lucia di Benozzo Gozzoli, allievo preferito di Beato Angelico, tavoletta oggi conservata al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “A. De Felice” di Terni e oggetto di un intervento di manutenzione nel 2001, ma anche dell’Assunzione della Vergine di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno, proveniente dalla chiesa di Santa Maria Assunta di Alviano, restaurata nel 2011, e ancora del Sant’Antonio abate di Piermatteo d’Amelia, recuperato nel 2009. Oggetto di restauro e di ulteriori indagini stilistiche da parte degli studiosi, inoltre, l’opera – anche questa esposta – raffigurante la Vergine Assunta e angeli, assegnata con certezza al Maestro del Trittico di Chia, proveniente dalla chiesa di San Simeone di Porchiano del Monte, ad Amelia, territorio di grande vivacità artistica nella seconda metà del XV secolo e il disegno raffigurante un Pastore attribuito al Perugino della Galleria Nazionale dell’Umbria.
Tra gli altri autori presenti nell’esposizione, il Maestro della Dormitio di Terni, personalità di rilievo in Umbria, di cui sono esposte tre opere (tra queste il San Pietro del Museo diocesano Carlo Maria Martini di Milano, per la prima volta in mostra a Terni), il Maestro di Narni, Lorenzo di Pietro detto “Il Vecchietta”, Bartolomeo Caporali.
Grazie alle concessioni in prestito della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, è esposta anche un’opera di Pietro Vannucci detto il Perugino, tra i maggiori protagonisti dell’arte rinascimentale italiana – si tratta della Madonna col Bambino e due cherubini – e un’altra Madonna col Bambino di Bernardino di Betto, noto come il Pintoricchio, grande maestro della scuola umbra.
Chiudono la prima sezione della mostra due opere più tarde provenienti dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “A. De Felice”: un affresco staccato attribuito a un ignoto artista dell’Umbria meridionale della fine del XV secolo, con affinità con Piermatteo d’Amelia, e una grande tela datata 1590 e firmata da Bernardino Coldarchi.
Quindici opere, dunque, che risentono dell’influenza reciproca dei maestri che le hanno realizzate per raccontare brevemente tre secoli della storia dell’arte in Umbria, e tutte unite da fattori comuni: gli studi condotti sia da valenti storici locali sia da critici di fama internazionale come Federico Zeri; i restauri eseguiti a cura della Fondazione Carit; il ritorno nella terra d’origine, nelle chiese, nelle collezioni private e museali, di molte opere sparse in tutto il mondo a seguito di dispersioni di varia natura.
«L’impegno profuso dalla Fondazione in questa duplice iniziativa – commentano il presidente e il vice presidente dell’ente, Luigi Carlini e Ulderico Dragoni – è stato veramente ampio e significativo, in quanto non si è concentrato soltanto nella mera organizzazione di una rassegna artistica, ma ha allargato l’orizzonte sullo studio e sulla valorizzazione di opere non conosciute perché confinate in magazzini o in chiese di campagna. Sono stati pubblicati per tale occasione due cataloghi, riuniti in un unico cofanetto, a cui hanno collaborato storici dell’arte di grande professionalità e capacità, che rappresentano un momento di studio e approfondimento, assicurando l’alto valore scientifico dell’iniziativa, tesa a valorizzare il ricco patrimonio artistico umbro».
Hanno collaborato alla mostra e messo gentilmente a disposizione le loro opere: la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, la Diocesi di Terni Narni Amelia, l’Arcidiocesi di Spoleto Norcia, i Comuni di Terni, Narni e Amelia, il Museo diocesano di Milano.

Palazzo Montani Leoni, ingresso in via L. Silvestri – Terni
7 dicembre 2018 – 24 febbraio 2019
Apertura al pubblico tutti i venerdì, sabato e domenica
Orari: 11-13; 17-19
Per informazioni: 0744/421330 o segreteria@fondazionecarit.it

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